Ciao a tutti!

Sono qui per raccontarvi la mia avventura nella costruzione di un cabinato Arcade da sala giochi completamente homemade che ho battezzato Bekabinato

Piccola premessa

Sono nato nel 1981 quindi ho potuto vivere gli anni 90 in piena adolescenza, uno dei luoghi di ritrovo e di divertimento tipico di quei tempi erano senza alcun dubbio le “sale giochi” piene zeppe di cabinati, brufoli e monetine da 200 Lire e in rari casi 500 Lire.

Le console casalinghe non erano ancora in grado di competere con le performance hardware e sopratutto con l’impatto sociale che avevano i cabinati arcade.

Diventare particolarmente bravo ad un videogame, specie ad un picchiaduro, significava rispetto da parte del micro branco della sala giochi! Significava che a prescindere dalla tua statura, età o muscolatura, se decidevi di mettere un gettone per sfidare un ragazzo a Street Fighter 2 in quello stesso istante diventavate uguali! Chiunque poteva essere temibile, e non esistevano sconti per nessuno. Una volta dentro la realtà per qualche minuto si faceva da parte, non si parlava neppure, anche i ragazzi che osservavano da fuori lo scontro rimanevano in silenzio, come in segno di rispetto della importanza di ciò che stava avvenendo.

Benché io mi renda perfettamente conto che buona parte dei miei ricordi sono esaltati dalla mente di un ragazzino, che per altro sognava già allora di fare videogiochi, sono certo che il cabinato da sala giochi rappresenti qualcosa di magico anche per molti di voi, e quella che segue è la crono-storia dei giorni che mi hanno portato alla creazione del mio cabinato da sala giochi!

Ho deciso di scrivere questa sorta di diario coniugandolo in larga parte in passato remoto di proposito, nella speranza che queste parole resistano al tempo e che un giorno, tra molti anni mio figlio Enea, che adesso ha solo 4 mesi, le possa ritrovare.

Giorno 1 (15/04/2018) – La decisione

Il giorno che presi la decisione di costruire un cabinato arrivò con una naturalezza sconcertante: tutti noi abbiamo dei sogni o desideri nei nostri pensieri, ed ogni tanto qualcuno di questi riaffiora spontaneamente senza alcun preavviso, nel mio caso ero al telefono con il mio vecchio amico Met a parlare del recente acquisto del mio Mini-C64 e di quanto fosse una palese operazione amarcord per inguaribili nostalgici.

Lui ribatteva sul fatto che fosse solo una questione di forma visto che oggigiorno è possibile giocare a qualunque titolo retrò su emulatore comodamente da PC, ed in quel momento mi ritrovai a dire: “può anche essere vero, ma vuoi mettere la fisicità di un cabinato da sala giochi!” e poco dopo aggiunsi “in effetti è un po che vorrei costruire un cabinato tutto mio”, ed a quel punto un semplice pensiero passò dall’essere il sogno di un adolescente al progetto di un “adulto”.

Giorno 2 (21/04/2018) – Il progetto

Una persona saggia una volta mi disse che pianificare un progetto è un po come pianificare un viaggio: per andare da un punto A d un punto B ti occorre prima di tutto sapere la distanza tra questi 2 punti, scegliere con accuratezza i mezzi ed il percorso da intraprendere in modo tale da poter stimare minuziosamente tempi e costi, e soprattutto non occorre pianificare quale sarà ogni singolo passo ma piuttosto degli appuntamenti chiave di dove sarai ad un certo punto del viaggio.

Per capire bene con cosa avevo a che fare iniziai a documentarmi su internet alla ricerca di quei folli che prima di me avevano tentato l’impresa. Mi imbattei quasi subito nel forum Arcade Italia sito di riferimento per gli appassionati dei cabinati. Guardando nella sezione dedicata ai progetti degli utenti non trovai qualcosa di abbastanza convincente da seguire passo passo ed in fondo l’idea essere un mero esecutore di istruzioni preconfezionate non mi andava neanche un po, decisi quindi di progettare il mio cabinato da zero.

Il primissimo passo fu raccogliere materiale fotografico di cabinati amatoriali:

Iniziai quindi a delineare una serie di caratteristiche per poter definire un perimetro operativo:

  • Utilizzare X-Arcade Joystick da integrare nel cabinato
  • Monitor LCD (no CRT)
  • Tastiera nascosta ma accessibile
  • Utilizzare un vecchio PC (no Raspberry)
  • Profondo max 50 cm
  • Alto max 190 cm
  • No batterie (nessun dispositivo con batterie)

Una volta definite le caratteristiche principali iniziai a disegnare la forma del cabinato, per farlo al meglio decisi di usare un software online che mi permettesse di estrarre misure e tagli con precisione, dopo una breve ricerca cominciai a creare il mio progetto su Autodesk Tinkercad, un servizio online destinato alla creazione di modelli per stampanti 3D.

Dopo un’intensa giornata passata su Tinkercad ottenni questo risultato:

Trovata una forma che rispettasse tutte le caratteristiche che mi ero imposto passai alla scomposizione dei pezzi su tavole di dimensioni 50×200 cm.

Adesso che il progetto viveva anche solo digitalmente la sua vita al di fuori della mia testa, tutto cominciava a prendere una piega sempre più concreta ed io potevo già sentire l’acre odore di segatura del legno che avrebbe dato forma al mio cabinato!

A beneficio dei posteri QUESTO è il link al progetto su Tinkercad.

Giorno 3 (28/04/2018) – Il principio di Pareto

Il principio di Pareto afferma che circa il 20% delle cause provoca l’80% degli effetti, affermazione che trova un riscontro concreto in una sorprendete moltitudine di ambiti e discipline.

In parole povere nel mio caso il terzo giorno, ovvero il primo di lavoro manuale, diede una spinta cosi forte al progetto che alla sera dello stesso giorno sembrava mancasse pochissimo per finire il cabinato.

A questo punto della storia si aggiunse un personaggio chiave: Alberto (il nonno di Enea) il classico “handyman”, naturalizzato bergamasco per giunta! Insomma il classico tipo che con un cacciavite ed un po di legno tira su un muro di mattoni. Il tipo che magari non ha studiato molto nella vita, ma che conosce una moltitudine di mestieri manuali tale da fare invidia a MacGyver! Mi rendo conto che questa ultima citazione risulterà completamente oscura ai molti, specialmente a te Enea. Quindi giusto per farti un super sunto su chi sia MacGyver:

Questo sobrio figuro, pesantemente anni 80, con un missile auto-costruito (da lui) sulla spalla è il mitico MacGyver! Protagonista della omonima fortunata seria degli anni 80, una sorta di agente/super eroe correttissimo, buonissimo, astemio e rispettoso dell’ambiente, ma sopratutto capace di tirarsi fuori da qualunque situazione con l’aiuto di un coltellino svizzero, oggetti di recupero e tanto ingegno.

Ma tornando alla nostra storia, quel giorno dopo aver mostrato ad Alberto tutto il progetto per filo e per segno gli spiegai che avrebbe dovuto resistere alla prova del tempo e che quindi la scelta dei materiali doveva guardare sopratutto alla durevolezza, Alberto dal suo canto, da buon bergamasco, mi suggeri di utilizzare dei pannelli da armatura per creare la struttura di base, in pratica dei massicci pannelli di abete a 3 strati spessi quasi 3 cm (2.7 cm per l’esattezza).

Ed ecco che al mattino di quel giorno 5 bei pannelli 50cm x 200cm comparvero nel mio garage.

Per eseguire al meglio i tagli trascrissi su carta le misure dal progetto in Tinkercad.

Tutto fu incredibilmente veloce e naturale, distendemmo le tavole sopra dei cavalletti ed armati di sega circolare, seghetto alternativo, flex e trapano iniziammo ad operare sulle tavole vergini.

In una prima fase segnammo con una matita la traccia dei tagli su di uno dei pannelli, preparandolo al primo grossolano taglio.

A questo punto utilizzammo il trapano per segnare gli angoli e per facilitare il lavoro della sega circolare.

   

Quando fu la volta di usare la sega circolare sentii la vera differenza di avere Alberto li con me, perché probabilmente se mi fossi cimentato da zero ad usare questo arnese:

Il risultato finale non sarebbe stato altrettanto preciso e forse la somma dei miei arti non avrebbe fatto più 4.

Dopo pochissimi minuti, quella che pochissimi instanti prima era una semplice tavola di legno gialla adesso sembrava a tutti gli effetti il profilo del tanto agognato cabinato dei miei sogni:

Il passaggio della sega circolare lasciò dietro se le tipiche tracce della sua natura grossolana e sbrigativa.

   

Sguinzagliammo quindi il flex su ogni dettaglio del taglio che avesse avuto bisogno di una bella rettifica.

    

Dopo aver fatto anche l’altro fianco del cabinato il resto dei tagli furono una passeggiata: io dicevo ad alta voce le misure ed Alberto in pochi secondi otteneva il pannello perfettamente dimensionato dalle 3 assi gialle rimanenti.

Era finalmente arrivata l’ora di assemblare i pannelli e capire se effettivamente quello che avevo progettato stava letteralmente in piedi.

Visto il numero considerevole di pannelli in gioco decisi di fare un’altro paio di disegni su carta, molto sbrigativi dando un numero ad ogni singolo pannello e la sua collocazione nel progetto.

Erano le prime ore del pomeriggio quando iniziammo ad assemblare la struttura armati di squadrette e viti auto filettanti.

 

Squadretta dopo squadretta il cabinato cominciava a rivelare i suoi misteri, solo intuiti in fase di progettazione, che adesso si rendevano palesi.

In particolar modo nel progetto previdi inizialmente solo 2 sportelli di ispezione posteriori: uno per il monitor e l’altro per il vano subwoofer e PC.

Ma adesso che assemblavamo mi resi conto che anche la parte superiore: il vano casse, aveva bisogno del suo sportello di ispezione, per altro senza questa modifica era praticamente impossibile assemblare l’altro fianco.

in oltre capii che non era una buona idea far poggiare lo sportello inferiore direttamente al fondo del cabinato, in quanto avrebbe potuto comprometterne la stabilità.

Decisi quindi di apportare le prime modifiche al progetto:

  • Uno sportello superiore per il vano casse
  • Uno sportello inferiore più piccolo del previsto in favore di una parte rigida tra il fondo e lo sportello stesso

Di buona lena quindi iniziammo ad assemblare tutto con le nuove modifiche.

     

Non era ancora sera quando dopo un ora buona di inteso lavoro di assemblaggio venne il momento di mettere in piedi la nostra creazione. Fu una sensazione stupenda

Era lì! Il nostro 80%. Perfino Alberto, solitamente taciturno, si lascio scappare qualche cenno di stupore. La nostra creazione si ergeva perfettamente stabile sulle sue “gambe” forte dei suoi 185 cm di altezza.

Sulla scia dell’entusiasmo dei risultati ottenuti decidemmo di andare avanti ancora un pò, arrivando ad uno dei punti cruciali del progetto: l’integrazione del X-Arcade.

In pratica previdi due buchi sui fianchi del cabinato per ospitare i tasti laterali, stile flipper, del X-Arcade, in modo tale da tenerlo ben incastrato nel suo slot.

 

L’operazione andò senza alcun intoppo, e l’X-Arcade calzò alla perfezione nello spazio a lui dedicato.

  

La giornata si concluse con la piena soddisfazione di aver dato ragione ancora una volta al buon Vilfredo Pareto, che senza saperlo più di un secolo fa, parlava un po anche della nostra impresa.

Giorno 4 (02/05/2018) – Carta vetrata

Il quarto giorno in cui lavorai al cabinato fu un mercoledì, essendo un giorno lavorativo potei lavorarci solo per pochissime ore la sera.

Alberto mi raccomandò di levigare i pannelli in modo tale da eliminare la parte gialla, che contiene sostanze oleose, per migliorare la successiva applicazione dello smalto.

Chissà come mai immaginai di dover far tutto impugnando semplici fogli di carta vetrata, olio di gomito e tanta tanta pazienza. In realtà quella sera trovai ad aspettarmi un simpatico strumento: la levigatrice!

Uno strumento parecchio rumoroso ma decisamente efficace! In poco più di un ora potei ammirarne l’efficienza.

Giorno 5 (05/05/2018) – Semplice e sbrigativo

Finalmente arrivò un sabato da dedicare interamente al cabinato. Mi alzai di buon ora e trovai Alberto già in garage pronto per una nuova giornata di sfide artigiane, e credetemi, quel giorno non mancò certo di sfide e di problemi da risolvere!

Prima di metterci all’opera andammo ad acquistare gli ultimi 2 pannelli necessari per l’assemblaggio, ovvero: la finestra del monitor e il pannello forato inferiore per l’areazione.

Per il momento decidemmo di non tagliare i nuovi pannelli, aspettando di avere le idee più chiare.

Decidemmo quindi di assemblare i 3 sportelli posteriori utilizzando una coppia di cerniere ed un battente magnetico per sportello.

 

Successivamente iniziammo un’operazione che immaginavamo abbastanza semplice e sbrigativa: i fori per ospitare le casse nella parte superiore del cabinato.

Qualche giorno prima ordinai online un sistema di casse 2.1 della Logitech (esattamente il modello Z533) in linea con il design che volevo dare al cabinato.

L’idea iniziale era quella di utilizzare delle squadrette angolari, avvitate in dei fori adeguatamente dimensionati, per trattenere gli altoparlanti in posizione.

Facile e veloce pensammo…

Disegnammo la traccia per il taglio direttamente sul cabinato e praticammo dei fori con il trapano per permettere alla punta del seghetto alternativo di entrare in posizione.

E qui iniziarono i primi problemi. La lama del seghetto alternativo è abbastanza flessibile e, complice tra le altre cose lo spessore del legno, i tagli vennero storti e non perfettamente perpendicolari al pannello.

  

Sulle prime non ci facemmo troppo caso e proseguimmo come stabilito… fu un disastro!

Inserimmo le squadrette nei fori tentando in ogni modo di tenerle perpendicolari ma nulla sembrò funzionare.

Provammo quindi ad usare un’altro approccio: delle piccole squadrette angolari al posto di quelle grandi che usammo prima.

Fu lo stesso risultato fallimentare… I tagli storti del seghetto alternativo compromisero in modo irreparabile l’affidabilità della parte interna del foro.

La soluzione arrivo nel pomeriggio, dopo un lauto pranzo: invece che accanirsi con la parte interna del foro, decidemmo di sfruttare delle squadrette piatte avvitate direttamente sulla superficie del pannello.

Funzionò alla grande!

Escogitammo un sistema per tenere l’altoparlante premuto contro le squadrette tramite delle semplici fascette di plastica.

Finalmente quelle dannatissime casse stettero salde al loro posto!

Prima di concludere la giornata, forti della nostra vittoria, decidemmo di regalare dei “veri” piedi al cabinato. Utilizzammo 4 inserti filettati ed altrettanti piedini regolabili.

Un lavoro, questa volta davvero, semplice e sbrigativo 🙂

Giorno 6 (09/05/2018) – Stucco

Un altro mercoledì di lavoro serale sul cabinato arrivò, il compito era estremamente semplice: passare lo stucco su tutte le parti di legno che non risultassero lisce ed intatte.

Un lavoro più che altro di pazienza, semplice e piuttosto lungo.

In quei giorni comincia a condividere con alcuni colleghi la mia iniziativa, che cominciarono a seguire i miei progressi attraverso i miei racconti, solitamente in pausa pranzo.

Giorno 7 (12/05/2018) – Prima accensione

Quel sabato fu un’altra pietra miliare della nostra storia, poiché alla fine di quel giorno vidi per la prima volta “vivere” il mio cabinato!

Ma procediamo con ordine.

In fase di progettazione previdi un monitor di recupero: un LCD da 23″ che non usavo più: un HP Pavillion 23xi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giorni prima pensai e ripensai alla scelta del monitor, ed al fatto che un monitor 16:9 era un evidente spreco di spazio, sia orizzontale che verticale poiché la quasi totalità dei giochi dell’epoca arcade giravano su monitor CRT a 4:3.

Visto che quando leggerai queste parole la sigla CRT sarà ormai materia di archeologia informatica eccoti una bella foto di un glorioso esempio di tubo a raggi catodici ovvero un CRT

  

Non volendo tradire una delle mie decisioni iniziale, ovvero quella di NON usare monitor CRT, cominciai a cercare in internet LCD 4:3 più grandi possibile: in qualche modo una rarità, visto che proprio durante l’avvento degli LCD si passò da 4:3 a 16:9 di proporzione negli schermi per PC.

Dopo giorni di ricerca finalmente trovai un LCD 4:3 da ben 21″, più precisamente trovai un NEC MultiSync LCD2170NX.

Per prima cosa provammo a installare il nuovo monitor nello spazio dedicato per vedere se tutto continuava a rimaner stabile.

Liscio come l’olio! La base del monitor entrava perfettamente nel rialzo che avevo progettato per il monitor precedente, quindi riprogettai e dimensionai la finestra per il monitor ed iniziammo a tagliare il pannello di legno sottile acquistato apposta per lo scopo.

Non restò che provare a montare la finestra per vedere se tutti i calcoli fossero corretti, per farlo nel migliore dei modi rimontammo anche l’X-Arcade sulla quale la finestra doveva poggiare internamente.

Il match perfetto tra schermo e finestra ci esaltò al punto che decidemmo di provare a montare tutto il resto dell’elettronica e fare un tentativo di accensione quello stesso giorno!

Presi il PC, il subwoofer e tutto il resto, lo portai in garage ed iniziai minuziosamente a fare tutti i collegamenti.

Quando tutto fu pronto mi girai verso Alberto e dissi: “L’accendiamo?” con annessa involtarla citazione e con un briciolo d’ansia accesi quindi quel vecchio PC.

In un primo momento il rumore ronzante dell’alimentatore del PC mi fece preoccupare un pochino, ma dopo pochi istanti ecco comparire sullo schermo il logo di Windows, che mai così bello adesso troneggiava al centro dello schermo.

Caricai immediatamente il MAME con un invidiabile Rom Set con più di 6000 giochi ma soprattutto con IL gioco, l’origine di tutto, quello senza la quale tutta questa vicenda non sarebbe mai esistita: Street Fighter 2 – Champion Edition

Dopo una delle più belle partita della mia vita a SF2 rigorosamente con Chun-Li, prima di dichiarare finita quella fantastica giornata, decisi di caricare un’altro gioco che aveva segnato la mia passione per i cabinati e le sale giochi: The King Of Fighter ’97, esattamente la versione di KOF che giocavo durante l’intervallo nella sala giochi vicino alla mia scuola superiore.

Nel caso ve lo stesse chiedendo: ai tempi della scuola il mio team di KOF’97 era la Corea! Di cui facevano parte (per qualche motivo):

  • Un lottatore di Taekwondo (ok, questo ci stà)
  • Un mega ciccione galeotto con una proverbiale palla di piombo al piede (???)
  • Un specie di versione nana di Freddy Krueger (????????)

Insomma… I MIGLIORI!

Giorno 8 (14/05/2018) – Incastri

Il monitor che scelsi di utilizzare nel cabinato aveva un’incredibile capacità di regolazione… pure troppa! Infatti si poteva regolare non solo in altezza, ma anche in rotazione su ben 3 assi! In pratica poteva passare da landscape a portrait semplicemente ruotandolo. Bisognava progettare un modo per mantenerlo nella posizione corretta!

In maniera, per la verità, un po troppo artigianale, io ed Alberto riutilizzammo parte dello scarto dei tagli dei vari pannelli per creare una sorta di gabbia composta da varie sezioni:

  • (1) – Slitta per fissare la base del monitor
  • (2) – Barre laterali di appoggio per mantenere l’altezza e un asse di rotazione
  • (3) – Blocchi di chiusura per tenere il monitor poggiato contro la finestra e serrati gli ultimi 2 assi di rotazione

Guardai quella soluzione artigianale ma molto funzionale con un certo disappunto ma Alberto incalzò subito dicendo: “Sta dentro, chi la vede?”, non trovando per la verità nessun motivo valido per renderla esteticamente più gradevole mi rassegnai all’efficace bruttezza della nostra gabbia per monitor.

Giorno 9 (18/05/2018) – Stucco 2

Adesso che tutto era al suo posto, fu la volta di dare la seconda ed ultima mano di stucco, andando ad riempire tutti gli incastri tra pannelli ed a rendere più lisce possibile le parti ruvide o danneggiate del legno.

Tanto stucco, tanta pazienza… ma passò anche quello.

Giorno 10 (19/05/2018) – Escamotage

Prima di rimuovere tutta l’elettronica del cabinato per iniziare a scartavetrarlo e dipingerlo, rimanevano ancora 3 problemi tecnici da risolvere:

  • Sistema per navigare agilmente tra più di 6.000 giochi
  • Regolazione del sistema audio
  • Accensione e spegnimento del cabinato

Il problema della navigazione e selezione di un gioco all’interno del MAME non era banale, parliamo di un’interfaccia con migliaia di titoli dove è possibile applicare diversi tipi di filtri e ovviamente scrivere parte del nome del gioco per trovarlo più facilmente.

Due dei punti fissi che mi diedi inizialmente furono quelli di utilizzare una tastiera nascosta e di non usare alcun dispositivo con batterie, quest’ultimo punto per me era fondamentale visto che puntavo ad avere un cabinato che si potesse essere funzionale anche dopo molto tempo di inattività, per conciliare tutto ciò che mi prefissai decisi di utilizzare una tastiera cablata con touchpad incorporato, in particolare il modello Perixx PERIBOARD-513II

Per quanto riguarda l’alloggiamento della tastiera in fase di progettazione previdi uno spazio dedicato proprio sotto l’X-Arcade.

 

Per quanto riguarda l’audio, il sistema che scelsi di utilizzare era dotato di un regolatore esterno.

Il regolatore, oltre ad impostare il volume e la potenza dei bassi, era in grado di spegnere completamente il sistema audio, infatti era sufficiente portare il volume al minimo per sentire un *click* che corrispondeva con lo spegnimento completo.

Per integrarlo al cabinato facemmo una piccola modifica al progetto, prevedendo un piccolo foro a misura, proprio sotto il comparto della tastiera.

Utilizzammo lo scarto del foro rotondo per creare un supporto di serraggio del regolatore, ancora una volta rozzo ma molto efficace.

 

Rimase quindi l’ultimo punto: l’accensione del cabinato.

L’idea iniziale fu quella di sfruttare una funzionalità del BIOS del mio vecchio PC denominata Wake on Keyboard che permetteva di accendere il PC (e quindi anche il cabinato) con la sola pressione di un tasto, sfortunatamente quel vecchio BIOS era in grado di riconoscere la pressione solo da una tastiera collegata tramite PS/2, un vecchio standard oramai in disuso per la connessione di tastiere e mouse, ad ogni modo la tastiera che scelsi di utilizzare era collegata tramite porta USB, di conseguenza si rese necessario un cambio di programma.

Per risolvere il problema sfruttai un piccolo escamotage: sfruttai una particolare funziona del BIOS denominata Restore on AC Power Loss, che in parole povere definiva il comportamento del PC nel caso in cui la corrente elettrica fosse stata ripristinata a seguito di una blackout, impostai quindi l’opzione Power On, come dire “riaccenditi se torna la corrente”.

E successivamente previdi nel progetto un interruttore generale che interrompeva la corrente all’intero cabinato, cosicché una volta riattivata il BIOS avrebbe interpretato la situazione come un ritorno di corrente da un black-out. In oltre questa modifica mi diede la fantastica opportunità di avere un tasto d’accezione da porre sul tetto del cabinato, proprio come quelli “veri”!

Per chiudere il capitolo BIOS mi rimase un’ultima cosa da fare: sostituire la batteria tampone di quel vecchio PC, in modo tale da non perdere la preziosa impostazione.

Benché questa unica batteria rappresentasse una violazione della mia personale regola No Batterie, non potei farne purtroppo a meno.

Il cabinato fu finalmente completo dal punto di vista strutturale, quindi dedicammo la seconda parte della giornata all’applicazione della prima mano di smalto, questo smalto:

Alberto mi assicurò che quello specifico smalto fosse sufficientemente coprente da non essere necessario un pretrattaggio al legno, quindi armati di rullo e pennello iniziammo a dipingere.

Alla fine della giornata il nostro bel cabinato aveva uno splendido nuovo look: total black!

 

Prima di concludere quella fantastica giornata di lavoro, dovendo attendere almeno 24 ore di tempo dalla prima mano di smalto, riempì un contenitore di diluente e gli immersi dentro il rullo per poterlo utilizzare nuovamente il giorno seguente alla giusta ora.

Ed in effetti, dimenticai un piccolo dettaglio… ma lo scoprii purtroppo solo il giorno seguente…

Giorno 11 (20/05/2018) – Reazioni chimiche

Ricordate quando ho accennato ad un piccolo dettaglio dimenticato? Beh… il dettaglio in questione fu che il contenitore dove versai il diluente era fatto di … *rullo di tamburi*

PLASTICA!

La scena che vidi non appena aperta la porta del garage fu questa:

Per quanto riguarda il rullo che vi era dentro, beh, era ormai ridotto ad una sottospecie di poltiglia di plastica fusa, totalmente inutilizzabile!

Visto che il rullo era KO ripiegai per resto della giornata sul buon vecchio pennello, che riposi fortunatamente poco lontano dalla disastrosa poltiglia.

A fine giornata il mio bel cabinato aveva un’aspetto formidabile: liscio, lucido e sopratutto nero!

Adesso era ora di farlo riposare per un po, e sopratutto era ora di NON pulire il pennello con il diluente dentro un contenitore di plastica!

Giorno 12 (21/05/2018) – Benvenuto

Quel lunedì fu memorabile! Al cabinato mancavano giusto gli ultimi accorgimenti e finalmente sarebbe stato pronto ad essere accolto in casa.

Iniziammo con il rifinire gli sportelli, adornandoli con delle maniglie circolari da incasso.

  

Inserimmo anche una ciabatta di alimentazione interna collegata ad un interruttore generale su tetto del cabinato.

   

Era finalmente giunta l’ora caricare il cabinato su di un carrello portapacchi e di lasciare il garage alla volta della sua collocazione finale: la taverna di casa mia!

Arrivati in casa io ed Alberto facemmo non poca fatica a far passare il cabinato per la stretta scala che portava alla taverna, ma in qualche modo finalmente era lì, bello più che mai!

Iniziai subito a riassemblare tutta l’elettronica all’interno del cabinato per verificare che tutto continuasse a funzionare a dovere. L’impatto estetico con la verniciatura fu notevole, ogni cosa adesso sembrava al posto giusto!

Nonostante il look total black fosse molto carismatico arrivò l’ora di iniziare a pensare ad una bella grafica da applicare che gli desse il tocco finale.

Giorno 13 (24/05/2018) – Indecisione

Nei giorni che seguirono al trasloco del cabinato non feci che realizzare ogni sera delle grafiche di prova per lo stile del cabinato, in particolare per il cosiddetto marquee.

In totale disegnai ben 11 prove prima di arrivare ad una che mi convincesse abbastanza.

Mentre le realizzavo ogni tanto condividevo le grafiche con alcuni amici o colleghi per raccogliere dei pareri, finalmente dopo alcuni giorni arrivai ad un risultato convincente:

L’idea mi venne pensando al vecchio logo Atari in una variante cromatica degli anni 80

In nome non poté che essere BEKABINATO, ovvero l’unione di Beka (la parte iniziale del mio nickname) e Cabinato. Cos’è quella faccia? Batman può farlo ed io no?

Ad ogni modo la scelta era fatta! Ordinai online un adesivo permanente con le giuste misure e mi misi subito a lavorare sulla grafica coordinata dei fianchi del cabinato.

Giorno 14 (29/05/2018) – Stile

Dopo un intero weekend di attesa, quel martedì finalmente arrivo la stampa del marquee.

Quando tornai a casa con la stampa sotto braccio Alberto era già li ad aspettarmi, tradendo una certa impazienza.

Spacchettai l’ampio cartone che proteggeva la stampa e la distesi su di una superficie scura per scrutare ogni eventuale imperfezione o difetto.

La stampa era davvero di ottima fattura ed i colori (già codificati in CMYK) erano estremamente fedeli al file.

Occorse solo fare una riduzione di pochi millimetri per farla combaciare perfettamente con lo spazio dedicato.

Prima di incollare la stampa al cabinato spruzzammo tutta l’area con dello sgrassatore in modo da rallentare l’effetto della colla e dandoci modo di far “scivolare” la stampa sulla superficie fino a metterla esattamente a filo con i bordi.

L’opera era quasi compiuta! Ordinai quella sera stessa la grafica dei fianchi, preparandomi al capitolo conclusivo di quella fantastica avventura.

Giorno 15 (07/06/2018) – Missione compiuta!

Quel giorno finalmente arrivarono le stampe adesive dei fianchi del cabinato, richiamai ancora una in azione Alberto e la sera ci incontrammo per il capitolo finale della nostra impresa: incollare con la massima precisione possibile 2 adesivi di quasi 2 metri di altezza senza possibilità di sbagliare.

Fu un lavoro da fare con molta, molta calma. Usammo parecchio sgrassatore quella volta, in modo tale da avere qualche minuto extra per far scivolare il lungo adesivo nella sua posizione finale. Dopo minuti che sembrarono infiniti finalmente potemmo ammirare il fianco del cabinato nel suo nuovissimo “vestito”.

  

Incoraggiati dal risultato del fianco destro ci fiondammo subito sul sinistro completando in pochi minuti l’opera.

Quegli ultimi centimetri di adesivo mi riempirono il cuore di una sensazione di gioia mista a nostalgia, come quando si guarda l’ultimo episodio di una bella serie tv.

Ne passammo parecchie per arrivare a quel punto: 2 mesi intensi, intrisi di problemi e soluzioni, di alti e bassi… 2 mesi fantastici!

Esattamente in 15 giorni di intenso lavoro diluiti in 2 mesi dal concepimento dell’idea alla sua realizzazione finale, il Bekabinato fu finalmente ultimato!

  

Tutto questo vorrei tanto arrivasse a te Enea… e non parlo solo di un bellissimo cabinato da sala giochi giù in taverna, ma bensì di tutta la passione che mi ha spinto ad affrontare ogni problema, senza paura di cambiare un po la tabella di marcia, per portare a termine un progetto, tutta quella voglia di far divenire realtà qualcosa che immaginavi soltanto nella tua mente… questo, insieme ad una partita ogni tanto con il tuo vecchio papà, è ciò che vorrei tanto arrivasse a te.

Un grosso bacione dal 2018, anno della tua nascita! Ti voglio tanto bene.

– Papà